La sindrome di down è una condizione genetica, ma ci sono sicuramente dei modi per alleviare il problema. Scopri come i genitori possono realmente aiutare i loro figli. Ecco qui di seguito le caratteristiche e le modalità da tenere in considerazione in caso di sindrome di down.
I rischi noti
Un certo numero di genitori hanno una maggiore probabilità di mettere alla luce bambini con sindrome di down. Uno dei tanti fattori di rischio è l’avanzare dell’età materna. Le donne sotto i 25 anni di età hanno una probabilità di mettere al mondo 1 bambino down su 1400. A 30 anni il rischio è di 1:1000. A 35 anni le probabilità crescono 1:385. A 40 anni il rischio aumenta ancora di più a 1:106. Da 45 anni in poi quasi 1 bambino su 30 risulta affetto da sindrome di Down.
Le donne che hanno dato alla luce un bambino con sindrome di Down, hanno la possibilità circa l’1% di mettere al mondo un altro bambino affetto dalla stessa sindrome. I genitori che sono portatori della traslocazione genetica, hanno un’incidenza maggiore nel trasmetterla anche ai loro figli a differenza dei genitori che non hanno la traslocazione.
La ripartizione dell’età
Le donne a 36 anni di età hanno la probabilità di dare alla luce un bambino down ogni 300 nascite. All’età di 37 anni, le probabilità aumentano ancora di più 1 ogni 230 nascite. A 38 anni il rischio aumenta 1 ogni 180 nascite. A 39 anni 1 ogni 135 nascite. A 46 1 ogni 20 nascite. A 48 anni 1 ogni 16 nascite. A 49 anni invece, le probabilità aumentano 1 ogni 12 nascite.
Gli esperti quindi, raccomandano a tutte le donne in caso di gravidanza a 35 anni o oltre, di sottoporsi a screening prenatale e altri esami diagnostici per individuare la sindrome di Down.
Che cosa dicono i medici
Quando una donna rimane incinta a 35 anni di età o più tardi, i medici pongono alla futura madre una serie di domande, ad esempio se vi è una presenza in famiglia di individui affetti dalla sindrome di down o di qualsiasi altra malattia genetica. L’età rappresenta un fattore di rischio così come l’esistenza di qualche malattia genetica in famiglia.
Confermare il rischio
Se dalla storia clinica del paziente, si riscontrano alcuni elementi da far pensare a qualche anomalia, allora in questo caso, i medici raccomandano di fare alcuni test diagnostici come ad esempio i villi coriali. Questo esame lo si può fare già dalla 11a alla 12a settimana di gravidanza.Il processo consiste nel mettere un piccolo catetere nella cervice. Un piccolo tessuto viene rimosso per essere lavorato in laboratorio.
L’amniocentesi invece va fatto dalla 15a alla 16a settimana di gestazione. Il processo prevede l’inserimento di un ago nell’addome e nel liquido amniotico che circonda il bambino. Il risultato è inviato in laboratorio. Ma i risultati dei villi coriali sono più attendibili rispetto all’amniocentesi. Questi tuttavia, sono i 2 test di base da fare.